mercoledì 4 marzo 2015

La donna & lo specchio


Un’indagine di Olaz rivela come cambia il ruolo dello specchio. Con i dati raccolti in rete, tra forum, Twitter, blog & Co.


La donna si specchia dappertutto! E non appena può. Comincia la mattina con uno sguardo allo specchio in casa (39%), in ascensore (4%) o in macchina (4%).

Quando è fuori casa, se non c’è uno specchio, qualsiasi cosa può diventarlo: dallo schermo del telefonino (18%) alle vetrine dei negozi (7%), dai finestrini delle auto parcheggiate (4%) fino alle pozzanghere (1%) o al serbatoio della moto (1%)...
È un gesto familiare, automatico, che rassicura la donna sul proprio aspetto.

È quanto risulta dalla ricerca condotta da Olaz a sostegno della campagna #latuabellezzamigliore, che ha analizzato 2000 conversazioni in rete tra gennaio e ottobre 2014 su Forum e Blog (60%), commenti a quotidiani online e opinioni dei consumatori sui prodotti (18%), Twitter (11%), Facebook (6%), Youtube e Instagram (5%).

Almeno un terzo delle dichiarazioni inerenti il rapporto della donna con lo specchio oggi esprime un’opinione positiva: lo specchio ha una valenza simbolica ed emotiva molto forte. Ma vediamo in dettaglio.

CON IL PASSARE DEL TEMPO, COME CAMBIA IL RUOLO DELLO SPECCHIO?
Fino ai 20/25 anni le ragazze (20%) sono estremamente autocritiche e solo in pochi casi si aprono ad accettare apertamente la propria bellezza fino a dichiarare di piacersi. Sono poco attente alla cura della pelle, decisamente concentrate sugli occhi e fra i prodotti di maggiore interesse pongono eyeliner o matita per gli occhi, mascara e ombretti.

Per le donne dai 25 ai 35/45 anni (50%) il rapporto con lo specchio è familiare, acquisito, quotidiano. In questa fase della vita accadono in genere i due eventi che modificano radicalmente il rapporto con la propria immagine: il matrimonio e la gravidanza. Non mancano, infatti, i post specifici sul make-up per il grande giorno (6%) e quelli in cui la donna osserva i cambiamenti che investono il corpo durante la gravidanza e il viso dopo la nascita del proprio figlio (13%).

Alla fascia d’età dai 45 ai 50/60 anni appartengono le donne che più di tutte hanno accettato i cambiamenti degli anni che passano (30%) anche se cercano di ritoccarli ma in maniera equilibrata. Lo specchio è ancora un alleato, a volte ironico, e appare “depotenziato” del suo potere giudicante. Le donne di quest’età hanno accettato anche ciò che le altre pensano di loro: mostrano un vero equilibrio fra ciò che sono e ciò che vogliono apparire.

SPECCHIO E COSMETICI
Un altro tema ricorrente nelle conversazioni analizzate è relativo ai trattamenti per la cura personale: numerosi sono i post sui prodotti e sul loro utilizzo (61%) e non mancano i relativi consigli (13%), perché anche se una donna accetta il tempo che passa, fa di tutto per sembrare più bella.
In particolare, i prodotti maggiormente citati dalle donne nelle conversazioni sul loro rapporto con lo specchio sono le creme 32% (compresi fondotinta e sieri), gli ombretti e le palette 24%, i rossetti 22%, gli eyeliner 15%, i correttori 13%, i blush 13%, i gloss 13%, le ciprie 9% e per finire le trousse 8%.

SPECCHIO RIVELATORE DI STATI D’ANIMO
Lo specchio è anche usato nei momenti di bilancio esistenziale: le donne si specchiano (36%) e si guardano negli occhi per esprimere soddisfazione per non avere ceduto a compromessi, per essere rimaste oneste e per aver preso decisioni difficili.

GUARDARSI PER CONOSCERSI
Ricordando le parole di Nietzsche “chi vuole diventare leggero, un uccello, deve amare se stesso”, la donna d’oggi ha capito che guardare la propria immagine è un modo per imparare a conoscersi e ad apprezzarsi, come sottolineano Francesca Gallerani e Debora Dolci, autrici di Glamoursofia, un libro sulla filosofia della moda femminile: «Apprezzare se stesse significa necessariamente amare il proprio corpo, non solo perché anima e corpo sono la stessa cosa – a detta del filosofo –, ma perché quella “superficie” riflessa nello specchio è l’unica immagine “sensibile” che si può osservare di sé. E poco importa se il corpo è per definizione mutevole: sarà l’accettazione del cambiamento a determinare una presa di coscienza giocosa della propria molteplicità, nella rivendicazione di uno stato di leggerezza che non è vuota superficialità ma condizione di felicità».

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