domenica 31 gennaio 2016

Apre la camera da letto e trova qualcosa di terrificante

Quando un uomo di 45 anni entra nella stanza degli ospiti in casa della madre, non può credere ai suoi occhi: sul letto c’è un enorme nido di vespe.
Siamo a Winchester, cittadina dell’Hamsphire inglese.
Il letto come si vede dalla foto era letteralmente sepolto sotto l’enorme nido di vespe. Gli insetti hanno potuto creare l’enorme vespaio in tutta tranquillità, in quanto l’anziana donna non usava molto la camera.



Secondo, John Birkett, che lavora in un’azienda specializzata nella disinfestazione dei nidi di vespe, chiamato appunto per questo, una volta arrivato nella casa, ha detto al Mirror, di non aver mai visto nulla del genere, “in 45 anni di carriera”, e che il nido doveva essere composto da almeno 5 mila insetti.
Birkett indossata la tuta protettiva ha iniziato a distruggere il nido: “Ad un certo punto ci saranno state almeno 2mila vespe che ronzavano intorno a me. Se qualcuno fosse entrato in quel momento, sarebbe stato punto gravemente”. L’uomo ha poi aggiunto: “Devono aver iniziato a fare il nido a maggio.  È incredibile che la donna non si sia resa conto di nulla. Il massimo di grandezza di un nido che avevo visto in una camera da letto era al massimo uguale alle dimensioni di una palla da tennis”.

Si fa largo in cucina una nuova pietanza: ecco a voi... lo zafferamisù


ROMA. La produzione di zafferano si diffonde in Italia e in cucina, trovando molteplici impieghi persino tra i dolci dove si segnala la proposta dello zafferamisù, rivisitazione del noto dolce con cui il produttore lombardo Rolando Germani stuzzica la voglia di meglio conoscere e meglio gustare la pregiata spezia. Già imprenditore caseario, Germani, a capo dell'azienda agricola Zafferano Collina D'Oro nei pressi del Lago di Como, ha affrontato con entusiasmo la nuova sfida di uno zafferaneto di eccellenza in un momento favorevole di mercato per il prodotto:
«La domanda di zafferano è in continua crescita in Italia - spiega Germani - sia per le sue caratteristiche organolettiche ed il suo sapore pregiato, che rende davvero unici i piatti in cucina, sia per la riscoperta delle sue molteplici proprietà curative e per il benessere».
«Il nostro primo raccolto dello scorso novembre - racconta Germani - ha messo a frutto la coltivazione intensiva di più di 145 mila bulbi di primissima qualità e rappresenta il coronamento del processo di preparazione e testing avviato nel 2013 con l'impianto di 135 crocchi e, l'anno successivo, con il primo impianto sperimentale di quasi 8 mila bulbi. La coltivazione del nostro zafferano viene condotta nel pieno rispetto della natura, senza l'uso di addittivi o sostanze chimiche, ed ha portato ad una produzione iniziale di 180 mila fiori, pari a più di un chilo di prodotto purissimo».
Per i gourmand la famiglia Germani propone sul sito dell'azienda un lungo e gustoso elenco di ricette con lo zafferano protagonista e, per non scontentare nessuno, ci sono pure numerose ricette dedicate ai vegetariani.

domenica 24 gennaio 2016

La Sharapova è l‘atleta con maggior appeal commerciale al mondo



Con l’inizio dell'Australian Open 2015, Repucom rivela che le tenniste sono i personaggi sportivi femminili più venerati e Maria Sharapova è l'atleta più commerciabile a livello mondiale.

Il Report Women and Sport di  Repucom che sarà lanciato il mese prossimo esplora la crescente ascesa e l'importanza delle atlete e della fanbase di sesso femminile.
In base a Celebrity DBI di Repucom, un indice indipendente che quantifica e qualifica la percezione dei consumatori verso le celebrità, i risultati rivelano che le 15 più commerciabili atlete in 15 selezionati mercati chiave a livello mondiale partecipano in otto discipline sportive, di cui quattro di esse sono tenniste: Serena Williams, Maria Sharapova, Venus Williams e l'icona del tennis Steffi Graf, che è ancora l'atleta femminile più commerciabili in Germania, nonostante si sia ritirata 16 anni fa.
Nella classifica a livello mondiale di tutte le celebrità femminili, Sharapova è l'atleta al livello più alto in classifica, al numero 25. Le tenniste sono le celebrità dominanti rispetto ad altri sport femminili, star come Serena e Venus Williams sono rispettivamente al numero 28 e 37, palesando che il tennis è uno sport veramente internazionale con elevata presenza mediatica e diffusione.
Sharapova raggiunge il livello più alto di aspiration tra tutti i giocatori di tennis nel complesso, con un punteggio di 76.60 in Turchia, dove è l'atleta femminile più commerciabile e 71.55 nel suo paese d'origine la Russia. Sharapova è anche la tennista con maggior capacità di attirare l'attenzione del consumatore quando compare sui media, con il più elevato livello di trend-setter ed endorsement rispetto alle altre tenniste.
Nike, Evian e Tag Heuer sono tra i contratti di sponsorizzazione più redditivi per Sharapova, inoltre lei  è brand ambassador per Porsche. Sharapova è anche una businsesswoman di successo e ha lanciato "Sugarpova" negozi di dolci monomarca in tutto il mondo. Con oltre 15 milioni di fan su Facebook, Sharapova è la tennista più popolare nel mondo dei social media superando star maschili come Roger Federer e Rafael Nadal. Ha inoltre 1,42 milioni di follower su Twitter.
La pattinatrice italiana Carolina Kostner è l'atleta femminile con maggior appeal commerciale in Italia. La principessa del ghiaccio ha vinto una medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Sochi 2014. Titoli significativi per lei sono campionessa del mondo nel 2012, cinque volte campionessa europea, sette volte campionessa della nazionale italiana e nel 2011 campionessa del Grand Prix Final. Con il 96 per cento di awareness in Italia, la Kostner è un nome famoso e attira offerte di sponsorizzazione da parte di OVS Attivo Sport Training, Pompadour, Acqua Norda, GrissinBon e Südtirol - Alto Adige.
Marco Nazzari, Managing Director di Repucom Italia, ha detto: "Il tennis è senza dubbio lo sport numero uno per le donne raggiungendo un elevato livello di fruizione televisiva e, come mostrano i dati DBI, le tenniste sono molto apprezzate in tutto il mondo. Visto che il tennis ha competizioni durante tutto l'anno, le tenniste d'elite guadagnano più visibilità e quindi gli sponsor possono avere una presenza costante annuale con il loro ambassador prescelto. Molte tenniste sono figure aspirazionali per i giovani. Stiamo assistendo all'impatto di una seconda generazione di giovani donne che crescono con una probabilità molto più alta di sviluppare un interesse per lo sport, e le celebrità sportive femminili forniscono modelli che stanno chiudendo il gap esistente con le celebrità non-sport e con  le loro controparti maschili

mercoledì 20 gennaio 2016

Nina Moric: «Niente di cui pentirmi»




Nina Moric: «Niente di cui pentirmi»

«Ho visto Nina volare tra le corde di un’altalena, un giorno la prenderò come fa il vento alla schiena». Così sussurrava Fabrizio De André e ricordava di una bambina, suo amore a lungo sperato.

E anche un'altra Nina di voli non ne è estranea. Nina Moric, 38 anni, sa cosa significa fare su e giù. Modella affermata poco più che maggiorenne, showgirl in ascesa agli inizi degli anni 2000, ma anche collezionista di amori sbagliati. Oggi alla ricerca della serenità e non della felicità che, ha scoperto, non sa durare. A farla sorridere, «l'unica cosa bella» della sua vita: Carlos Maria (il figlio nato nel 2002 dall’amore con Fabrizio Corona, con cui è stata sposata dal 2001 al 2007, ndr). E la spontaneità che non smette di accompagnarla. «Spontanea lo sono sempre stata e temo lo sarò sempre», spiega dall'altro capo del telefono e la sua voce si fa malinconica, come più volte lo diventerà nel corso di quest'intervista.

Ma è a questa sua caratteristica che si deve la riuscita dello scherzo di cui è stata vittima (Un appuntamento galante con un quarantenne ricco e affascinante ma con due finti seni sulla schiena, ndr). Finita infatti nelle grinfie dello show Le Iene presentano Scherzi a Parte, la modella croata c'è sì «cascata in pieno», ma ha anche trovato (suo malgrado) il modo per spingersi oltre. «Io di solito non sono una che si lascia ingannare facilmente», spiega a Vanityfair.it, «ma in quel periodo stavo vivendo una situazione difficile. E la situazione era davvero verosimile. Le malformazioni purtroppo esistono e quella poteva essere vera. La situazione mi aveva incuriosito e lasciato senza parole»

Non quanto l'effetto che ha fatto il suo topless.
«Non sono una persona esibizionista, la malizia sta negli occhi di chi guarda. L’ho fatto per fare sentire l’altra persona a suo agio, tutto questo non si è visto perché alcune scene sono state tagliate ma si era creata una situazione d’imbarazzo e io ho deciso di mostrarmi per smorzare la tensione. Di certo non l’ho fatto per mostrare il mio seno, per quello ci sono ancora in giro tanti miei calendari. E poi si figuri se volevo parlare del mio problema in televisione».
Lo rifarebbe?
«In una situazione come quella sì, E poi il mio è solo un piccolo difettuccio. Non è che si tratta davvero di quattro capezzoli, cioè due non sono sviluppati, è come se fossero due nei. Sono in pratica invisibili».
Cosa ha pensato il suo fidanzato (Luigi Favoloso, imprenditore 27enne, al suo fianco da qualche mese, ndr) quando ha visto quella scena?
«Luigi non l’ha interpretata come una scena volgare, è una persona intelligente, mi conosce e sa perché l’ho fatto. Ha capito e apprezza il mio essere sensibile. Io nella vita sono altro e lui lo sa. La cosa che mi spiace di più non è di certo il topless».
Cosa, allora?
«Mi dispiace che siano venute fuori due cose non vere: non sono una che si innamora ogni due secondi e non sono mai stata con un uomo ricco. Non sono un’arrivista, sono rimasta a vivere in Italia solo per amore. E mi sono sempre mantenuta da sola. Per questo non accetto che mi si dica che in un compagno guardo il patrimonio».
Cosa guarda, invece?
«Sono molto romantica e credo nell’amore dopo tutte le delusioni che ho avuto. Non ho bisogno di un uomo che mi mantenga, ma di uno che mi ami. Ma deve dimostrarlo con i fatti, non con le parole».
Adesso è felice?
«La felicità per me non conta più. Sono alla ricerca di persone che mi diano serenità. E con lui sono serena e so che può durare a lungo».
Che mamma è con Carlos?
«La severità non mi appartiene, sono una mamma complice. Siamo mamma e figlio, ma siamo anche molto amici. Se ognuno ha la sua anima gemella, lui è la mia».
Cosa prova nel vederlo crescere?
«Mi piace che sia ancora bambino, non è interessato alle altre ragazzine, è un piccolo scienziato, gli piace molto studiare».
Che voto si dà come mamma?
«Sono orgogliosa, lui è il mio capolavoro. Non voglio vantarmi ma penso di essere stata brava con lui. Ero giovane e l’ho cresciuto da solo».
E lei “da grande” cosa vorrebbe fare?
«Vorrei abbandonare la tv, non mi piace più. Adesso odio stare al centro dell’attenzione. Mi piacerebbe dedicarmi alla mia grande passione: la musica. Ho lanciato anche una mia linea di cosmetici. Vorrei fare questo per qualche anno e poi andare in pensione. Voglio godermi la vita».
Cosa le manca per farlo?
«Non so, se guardo al passato farei altre scelte. Mi manca la mia carriera da modella, ero una top affermata in America. Se potessi tornare indietro non dico che non verrei in Italia perché se no non avrei mio figlio, ma ripartirei subito dopo la sua nascita».
Invece allora è rimasta.
«Sì, e il gossip mi ha rovinato la vita, mi ha mangiato il fegato. Ripensare al passato mi fa molto male. Non sono riuscita a fare e a dare altro. Il periodo più buio adesso è passato, ma l’uomo che avevo sposato sarà sempre la spada che mi porterò dietro».
Cosa si augura per il futuro?
«Vorrei andare via dall’Italia, magari a Londra. In un posto in cui non sono conosciuta solo per il gossip, mi piacerebbe poter avere un’altra possibilità. Ma nonostante tutto mi sento pulita. Mi guardo allo specchio e non mi vergogno. E non è poco».
Scopri tutte le foto di Nina nella big gallery in alto. A destra, le immagini dello scherzo.

Partito il progetto S.Pellegrino Young Chef 2015 in vista di Expo Milano 2015




Fino al 16 dicembre c’è tempo per partecipare al talent mondiale

MILANO – Ottime notizie per gli chef under 30. S.Pellegrino ha lanciato in tutto il mondo un progetto per trovare il miglior chef per il 2015. Al talent è possibile partecipare accendendo al form della piattaforma ufficiale di Fine Dining Lovers, il sito dedicato agli amanti della buona tavola supportato da S.Pellegrino e Acqua Panna.
IL TALENT– Si tratta di una caccia internazionale che coinvolge 20 diverse regioni in tutto il mondo e alcuni dei migliori chef mondiali fungeranno da tutor e membri della giuria. Ingredienti, abilità, ingegno e bellezza dei piatti saranno i parametri che consentiranno ai primi 10 classificati per zona di sfidarsi in un evento locale che decreterà il vincitore finale della regione e quindi i 20 finalisti. Ma non è tutto. A questa iniziativa è affiancata anche da un progetto di S.Pellegrino e Vogue Italia. I 20 chef finalisti si incontreranno con 20 designer di prestigio che collaboreranno in tandem. Questi ultimi dovranno reinventare i piatti degli chef e l’evento clou che celebrerà la coppia vincitrice si svolgerà dal 25 al 27 giugno in pieno Expo Milano 2015, di cui S.Pellegrino è partner ufficiale.
S.PELLEGRINO E VOGUE ITALIA – Dall’incontro di questi due attori simbolo di glamour e classe è nata anche una nuova bottiglia in limited edition che verrà servita sulle migliori tavole degli Emirati Arabi dal marzo 2015. La bottiglia è stata creata per celebrare la collaborazione in tutto il mondo di questi due ambasciatori dello stile e dell’arte di vivere all’italiana.

Più liberi e più felici. Celibi (o nubili) è bello


Niente abito bianco. Zero promesse di stare insieme per tutta la vita. Nessuna persona con cui condividere, mediare, discutere a tutti i costi... Una prospettiva triste? No, al contrario. I single felici esistono e sono sempre più numerosi.

IL MANUALE DEI SINGLE/ Dalla mappa geografica alle domande da non fare...




Niente abito bianco. Zero promesse di stare insieme per tutta la vita. Nessuna persona con cui condividere, mediare, discutere a tutti i costi... Una prospettiva triste? No, al contrario. I single felici esistono e sono sempre più numerosi. E'una scelta, quella di non sposarsi. E non fatevi ingannare dall'elevato numero di siti per incontri online, appunto. Non sono agenzie matrimoniali per zitelle e scapoloni in cerca di una dolce metà da sposare. Al contrario: in Rete ci si conosce, si esce, si fanno conoscenze e nuovi amici, a volte scatta l'amore, ma non è detto che duri per tutta la vita. 

LE MOTIVAZIONI - Rimanere celibi o nubili significa "potersi organizzare l'agenda come si vuole", spiega la maggior parte delle persone intervistate daAffaritaliani.it. Il lato positivo su cui tutti i single puntano. "Non avere orari, potersi organizzare a proprio piacimento. Vivere secondo i propri ritmi etrovare il tempo per stare soli con se stessi". E ancora: "Meglio dividere il letto soltanto con il gatto, disporre della propria vita senza dovere per forza trovare delle mediazioni  quotidiane, non cucinare o fare lavatrici per altri se non per se stessi". Qualche donna rivendica pure la libertà di non essere sempre perfetta e depilata...
L'AUTOSTIMA - Una scelta, quella di essere single, che sembra dare buoni risultati per se stessi, appunto. In generale, secondo una ricerca condotta da Meetic, il 73% dei single dichiara di avere una buona autostima nella vita quotidiana. Percentuale che aumenta in relazione al numero degli appuntamenti che si hanno: fra i single che hanno più di 11 nuovi appuntamenti all'anno, arriva a superare l'80%. Ed è noto che più consapevolezza si ha di se stessi e più si risulta affascinanti agli occhi degli altri, in un circolo virtuoso che si autoalimenta. "Incontrarsi, conoscersi e piacersi: una triade che consolida l'autostima e la sicurezza in sé, che rende più disinvolti nelle relazioni e nei nuovi incontri, più liberi di esporsi accantonando timori ed incertezze!" ha commentato Monica Zentellini, psicologa e psicoterapeuta di Meetic Italia. "Più ti esponi più impari a farlo, più lo sai fare e più gli altri lo percepiscono, e nella maggior parte dei casi ne sono attratti"
LA MAPPA GEOGRAFICA - In Italia ci sono oltre sette milioni di single, secondo i calcoli diffusi da Meetic. Milano è la città single per eccellenza. Se il cuore pulsante del Nord (circa 9.000 utenti attivi) batte la capitale del Bel Paese (circa 8.000 utenti attivi) in termini di opportunità, Torino e Napoli sono le città che meglio sanno cogliere le possibilità settembrine con oltre 3.000 single attivi sulla rete. Dall'analisi del database Meetic, si scopre anche quali sono i cittadini più timidi: ad Ancona, Pescara e Brindisi, infatti i single attivi nella ricerca di un potenziale partner online scendono sotto i 1.000, mentre a Trento e Terni sono meno di 500. Fanalino di coda infine Aosta, Campobasso, Cosenza, Olbia, e Caltanissetta che con meno di 300 iscritti in attività, risultano le città più introverse. Ma dopotutto si sa che "Regione che vai, usanze che trovi".
Il partner ideale vive preferibilmente nel proprio quartiere o almeno nella propria provincia. L'andamento delle ricerche evidenzia infatti come queste si concentrino appunto verso utenti della medesima città. Piacenza tuttavia, rispetto al numero degli iscritti, è la città che fa registrare il maggior numero di ricerche verso altre regioni d'Italia, segnale che forse i suoi abitanti sono gli unici pronti per una relazione a distanza, spingendosi oltre i propri confini.
LE DOMANDE DA NON FARE -  I69% dei single italiani è infastidito dalle domande sul proprio status sentimentale, commenti che, creando una sorta di agitazione, sembrano minare la tranquillità e la positività necessarie per conoscere qualcuno di nuovo. Perchè questi commenti si portano dietro solitamente una sorta di giudizio negativo: la società spesso non è pronta ad accettare che una donna rinunci a farsi una famiglia tradizionale...
La domanda più seccante è “Perché sei ancora single?” (43%) verso la quale gli Italiani si mostrano decisamente sensibili. Segue il tradizionale commento “Dovresti provare ad essere meno selettivo!”nel quale ben il 29% dei single avverte una sorta di giudizio. Il tipico atteggiamento “da Cupido” dei parenti che in maniera amichevole provano a suggerire un amico o un’amica come potenziale partner, non è apprezzato: sono infatti il 27% dei single a ritenerlo invadente e di scarso successo.

LA MAPPA PER I SINGLE/ Paese che vai, partner e amici che trovi
paesi europei meetic

La matematica è femminista? Risolvi il problema...

In italia il tasso di ragazze che studia materie scientifiche è tra i più alti del mondo. Eppure poche fanno strada. Colpa della bassa autostima e degli stereotipi

Dicono che le ragazze non siano particolarmente dotate per la matematica. Dicono si tratti di una questione genetica. L’idea di un divario a radice cromosomica è stata proposta nel 2005 dall’allora presidente di Harvard, Lawrence Summers, con il nome di “ipotesi della più alta variabilità maschile”.



TRA GLI UOMINI CI SAREBBE UN MAGGIOR NUMERI DI EINSTEIN E DI ASINI. Le donne avrebbero una media più alta, e purtroppo scarsi picchi di eccellenza. Ma quest’anno, per la prima volta, la medaglia Fields (una sorta di Nobel per la matematica) è stata vinta dall’iraniana Maryam Mirzakhani, 37 anni, che ha elaborato un nuovo metodo per calcolare il volume di oggetti con superfici curve. Ovvero, la sella di un cavallo, la curva di una ciambella…



MARYAM MIRZAKHANI è un’eccezione o la prova di un pregiudizio da sfatare?
 Laurent Cohen, professore di neurologia all’ospedale Pitié-Salpêtrière a Parigi, sfata molti miti nel saggio Perché le ragazze sono brave in matematica? E altre storie sul cervello (Castelvecchi). Janet Mertz e Jonathan Kane (università del Wisconsin) hanno analizzato i risultati dei test internazionali di matematica, rivolti a studenti di 86 nazionalità diverse. Valutando il grado di equità sociale fra i sessi (misurato in base a differenze nei salari, educazione e partecipazione alla vita politica) viene fuori che la penalizzazione delle donne in matematica è proporzionale al grado di emancipazione.



«LA TECNOLOGIA E' TROPPO IMPORTANTE PER ESSERE LASCIATA SOLO AGLI UOMINI»
 semplifica la questione Neelie Kroes, commissario europeo per l’Agenda digitale. Strada da fare ce n’è. In Europa, soltanto una donna su cento è assunta nel settore informatico mentre le diplomate sono il 20 per cento. E in Italia? La percentuale di ragazze che studiano materie scientifiche è tra le più alte al mondo: il 50,3 per cento rispetto a una media Ue del 37,5. Sulla carta perciò saremmo in regola, «ma non sempre le donne hanno l’autostima e l’ambizione necessaria per farsi avanti e pretendere riconoscimenti», spiega Susanna Terracini, docente di analisi matematica all’Università di Torino. «Alcune mie brillanti studentesse non si sentono all’altezza di un dottorato, scelgono obiettivi “facili”, al di sotto delle loro capacità».



FAMIGLIA? EDUCAZIONE? GIOCHI? Si lamenta persino la sorella di Mark Zuckerberg, Randy: «A lui compravano i videogame, io giocavo con le bambole!».

GLI STEREOTIPI DI GENERE SI FORMANO A 4 ANNI secondo Christianne Corbett, co-autrice del rapporto Why so few? Women in science, technology, engineering and math. «Se da piccola ti senti ripetere che la matematica è da maschi, è difficile che ti piaccia», sostiene Chiara Burberi, a capo di Redooc, piattaforma che promuove lo studio delle materie Stem (Science, technology, engineering, math) nelle scuole. La scommessa è rendere tutto divertente, matematica compresa. Per le bambine dagli otto ai 13 anni ma anche per i maschietti (nessuna discriminazione al contrario), Redooc organizza i laboratori Un’ora con la Mati (Matilde, la nuova matematica).

LE EQUAZIONI SERVONO PER DECIDERE. Dato un budget e l’obiettivo di divertirsi il più possibile il sabato sera, è meglio andare a ballare o al cinema? Altro problema: gli uomini vogliono diffondere i loro geni e le ragazze vogliono qualcuno che protegga i loro figli. Il diario di Bridget Jones di Helen Fielding descrive una manager di 33 anni, che lavora nei media, dove il 70 per cento sono donne laureate. Statisticamente un uomo sposa una donna che ha la metà dei suoi anni più nove. Come farà Bridget a trovare un marito di 48 anni che non sia gay, già sposato o divorziato con figli e alimenti da pagare? Risolvete l’equazione!

Paternità: mio figlio conta di pi


.. della carriera, della dedizione totale al lavoro, del giovedì a calcetto. Per le donne è normale pensarlo, gli uomini cominciano ora. E spesso, in ufficio, la pagano cara...


Andrea, 45 anni, separato da quattro, martedì e venerdì esce dall’ufficio alle 16 per prendere le due gemelle all’uscita di scuola (seconda elementare) e tenerle con sé fino all’indomani. Nella divisione dei compiti di cura tra lui e l’ex moglie, architetto, gli toccano anche il pediatra e lo sport del sabato mattina e se le bambine si ammalano si fa un giorno per uno. L’organizzazione per la cooperazione internazionale dove Andrea lavora, in teoria, potrebbe essere un posto di lavoro all’avanguardia e apprezzare il suo ruolo di padre attivo e invece, spiega lui, «mal sopportano che io, maschio, necessiti di flessibilità.Considerano stravagante ed eccessivo questo mio occuparmi delle figlie. Eppure non ho mai sgarrato nei risultati». 

I GRANDI MANAGER. Nel frattempo la scorsa estate Max Schireson, amministratore delegato di MongoDB ha lasciato il “miglior lavoro di sempre” per essere un padre presente e supportare la carriera della moglie docente a Stanford. Negli stessi giorni Bob Moritz, presidente della società di revisione Pwc, ha scritto un articolo per invitare gli uomini a discutere di cura e conciliazione. E la storia di Todd Bedrick, assurance manager alla Ernst & Young, sei mesi di paternità per imparare a fare il padre e agevolare il ritorno della moglie all’insegnamento, ha ispirato un articolo del New York Times che si è chiesto: allontanarsi dal lavoro dopo un figlio ha conseguenze negative sulla carriera di un uomo? Con molte probabilità sì, è stata la risposta.
 
TUTTO QUESTO SUONA FAMILIARE A NOI DONNE esperte del funambolico mondo della conciliazione tra casa e ufficio. Dove, per la prima volta, fa capolino un numero crescente di padri che si occupa dei figli per piacere e per dovere, spartisce il lavoro domestico, cucina e fa la spesa. Un’esperienza di amore e di conflitto che li porta «a umanizzarsi, smarcandosi da un’idea di mascolinità granitica insensata, distante dall’affetto, uscendo da una gabbia culturale ormai stretta», come spiega Elisabetta Ruspini.

UNO STUDIO Elisabetta Raspini è sociologa docente all’università Bicocca di Milano che sta per pubblicare negli Usa, con la collega Isabella Crespi il testoMen, work-life balance and family policy, ovvero uno studio sulle esperienze maschili nella conciliazione tra cura dei figli e lavoro. Nove i Paesi coinvolti tra cui Italia, Polonia, Inghilterra e Svezia: «L’Europa coglie questo cambiamento, lo studia e investe sull’equità di genere anche sostenendo con politiche specifiche l’impegno dei padri. Con realismo però: i tre mesi di congedo di paternità retribuito previsti in Islanda sono impensabili in Italia, manca la cultura per recepirli».

CONGEDO DI PATERNITA' IN ITALIA. Qui da noi la legge prevede tre giorni a casa senza decurtazione di stipendio entro i primi cinque mesi del bambino. E fino a sette mesi di congedo parentale in alternanza con la madre, che però sfruttano in pochi. Sia chiaro. Il lavoro di cura pesa ancora, per tre quarti, sulle donne. Nel regno delle buone intenzioni, secondo l’89,2 per cento degli italiani, gli uomini dovrebbero partecipare di più alla cura dei figli. Secondo l’87,4 per cento, se entrambi i genitori lavorano fuori casa, l’accudimento domestico dovrebbe essere paritario (dati Istat). Nella pratica delle coppie occupate, invece, l’asimmetria dell’impegno è del 71,2 per cento. Però tra gli under 35 la percentuale scende, soprattutto tra insegnanti (64,7 per cento), laureati (65,2 per cento) e nella zona del Centro Nord (68,4 per cento). In generale, nel 2009 (ultimo dato disponibile) le lavoratrici avevano ridotto di 12 minuti al giorno l’impegno domestico (per un totale di 73 ore in un anno), mentre gli uomini l’avevano incrementato di quattro minuti (24 ore all’anno). 

UOMINI: NUOVI ALLEATI? Scoprire, seppur lentamente, delizie e croci del lavoro di cura farà degli uomini i nostri nuovi alleati per chiedere un’organizzazione del lavoro più flessibile e raggiungere più velocemente l’equità? Ci crede Anne Marie Slaughter, ex staff di Obama, capo del think tank New America Foundation: «La prossima rivoluzione sarà maschile». E ci crede anche l’Onu, che ha lanciato la campagna #HeForShe, con testimonial Emma Watson (“Gli uomini nostri alleati verso la parità”). Ma loro, i diretti interessati, che ne pensano? Hanno voglia di fare delle loro esperienze di cura una questione politica?
Manlio, 52 anni, cinque figli dai 18 ai due anni, responsabile di una prestigiosa distribuzione di vini, non ne è convinto: «Con colleghi e capi è meglio non discutere di queste cose, né approfittare di permessi o ferie. Anche se a casa hai tanto da fare, in ufficio devi dare l’impressione di seguire i loro stessi orari ed essere in grado di organizzarti da solo. Essere valutati dai risultati e non dal tempo trascorso al lavoro? È una favoletta. Al primo errore, la tua flessibilità diventa fonte di guai». La pensa allo stesso modo l’80 per cento degli uomini intervistati in uno studio dal Boston College sui “padri impegnati”: meglio seguire un percorso informale per prendersi tempo da dedicare ai figli, senza chiamarlo ufficialmente congedo di paternità. Insomma, lo si fa, ma senza trasformarlo in una rivendicazione. 

UNO STILE DI VITA. Lo si mette in pratica, diventa uno stile di vita. Come per Simone Regazzoni: insegna filosofia all’università di Pavia, è direttore della casa editrice Il melangolo, scrittore (Abyss di Longanesi, ottimo esordio estivo, ora avrà un sequel) e anche portavoce di Raffaella Paita, candidata alla presidenza della Regione Liguria, ed è il papà presente di Julia, quattro anni. «Quando è arrivata la bambina non mi sono arrangiato “trovando buchi”, ma ho proprio riorganizzato la mia vita. Per esempio, della poppata notturna mi sono sempre occupato io. In quelle ore ho iniziato a scrivere, in quello spazio è nato il mio romanzo. Al mattino mia moglie esce presto, io preparo la bambina e la porto a scuola, dalle sei di sera sono sempre a casa. Sono fortunato, ho orari flessibili; ma quanti, anche potendo, alla cura dei figli preferiscono l’aperitivo, il calcetto o altre cose da Peter Pan?». Regazzoni preferisce testimoniare un modo di essere padre e non mettersi nemmeno a discuterne con i suoi pari: «Se ci provi, si irrigidiscono. Senza generalizzare: tra i miei coetanei vedo due categorie prevalenti. Maschi tradizionalisti e mogli sovraccariche oppure, all’opposto, mammi, che abdicano al loro ruolo sostituendosi alle madri. Entrambi spesso in crisi di coppia». Chi ha ragione? Il dibattito è aperto, maschi fatevi avanti! Con le parole e, finalmente, anche con i fatti. 

Migliora la qualità del lavoro. Ecco perché fare la pausa caffè

La pausa caffè è fondamentale, imprescindibile 

per riprendere con più slancio la propria giornata professionale.

 Per oltre l’80% dei lavoratori

 "staccare pochi minuti migliora la qualità del lavoro.

 

Il sondaggio

La pausa caffè è fondamentale, imprescindibile per riprendere con più slancio la propria giornata professionale. Ne è convinta la stragrande maggioranza dei lavoratori italiani che hanno partecipato all’ultimo sondaggio di Openjobmetis, lanciato sul sitowww.openjob.it. L’Agenzia per il Lavoro con sede centrale a Gallarate ha infatti chiesto ai propri lettori web se ritengono che la pausa al lavoro sia importante: ha risposto sì oltre l’80%.

Gran parte degli oltre 1000 votanti ha sottolineato l’importanza di staccare qualche minuto per riposare la mente e riordinare le idee, confermando così i risultati di numerosi studi condotti a tal proposito: tra i più rilevanti, ricordiamo l’indagine coordinata da Lila Davachi del dipartimento di Psicologia della New York University che evidenzia come “tutte le piccole pause che si riescono a prendere nel corso dell'attività lavorativa o di studio, favoriscono l'apprendimento e la memorizzazione di ciò che si è appena incamerato nel cervello”.



L’83% dei votanti non ha dubbi e alla domanda "Far pausa sul lavoro: è importante?" risponde con un deciso sì, sottolineando come quanto sia ritemprante staccare, anche per pochi minuti, per poi riprendere con profitto il proprio lavoro.


Il 50% riconosce il valore della pausa, ma per loro sono “sufficienti solo 5 minuti per un caffè”.

Tra i tanti votanti che riconoscono il “potere rigenerante” del break, il 25% è convinto che il valore della pausa “non è abbastanza riconosciuta dal datore di lavoro”. L’8%, infine, ha manifestato un’esigenza ancor più forte, affermando che “sarebbe bello potersi distrarre con un’attività più ricreativa in uno spazio dedicato”.

C’è però anche un rilevante numero di votanti, il 17%, che non considera i momenti di relax fondamentali e produttivi. Per loro è quindi preferibile l’opzione “non perder tempo per concludere prima il mio lavoro”.

In definitiva, il sondaggio rivela quanto i lavoratori italiani, da Varese a Catania, apprezzino e riconoscano il valore delle pause nelle dinamiche della quotidiana vita professionale. Le donne costituiscono la parte più rappresentativa di votanti, oltre il 73% di un panel composto, per l’83%, da persone in possesso di un titolo di studio pari o superiore al diploma. 

Hai le tette piccole? Per farle crescere basta prenderle a schiaffi


Notizia curiosa da Bangkok. Decine di donne con seno piccolo – caratteristica assai comune da quelle parti – devono ricorrere ad un’antica tecnica di massaggi “particolare” che prevede appunto lo schiaffeggio delle mammelle per fare crescere le dimensioni del proprio seno. Si tratta di un preciso invito da parte delle autorità di governo thailandesi al fine di migliorare le “caratteristiche estetiche” e di conseguenza – sostengono – l’autostima da parte delle donne di quel paese.
AAA CERCASI MAGGIORATE - Il Ministero della Sanità è sceso direttamente in campo, proponendo l’antico rimedio “delle nonne” come valido sostituto alla chirurgia plastica che prevede l’impianto del silicone direttamente nella mammella e che, come sappiamo, ha dei pericolosi effetti collaterali. Peraltro, il ricorso all’impianto è diventato un espediente piuttosto comune tra le giovani thailandesi, sempre più attratte dai modelli occidentali. Il governo sembra considerare la bellezza delle donne thailandesi una risorsa naturale vitale per il paese. Il sistema “tradizionale” è fornito da una nota estetista di Bangkok, Khemmikka Na Songkhla, che persegue un brevetto con tanto di tecnica segreta che prevede oltre allo schiaffeggio anche l’impasto di grassi. Metodo, assicura, naturale sperimentato già da sua nonna.
TASTARE PER CREDERE – Quando la signora Khemmikka era un’adolescente, sua nonna veniva regolarmente derisa per la sua perdita di tempo a strofinare i capezzoli con una crema miracolosa, nella speranza che poi “venissero fuori” grossi seni. “La nonna diceva che devo strofinare alla vecchia maniera, fino a quando non fa male. Spingendo qualsiasi pezzo di ciccia dai fianchi e dal diaframma verso il  petto. Il tutto va praticato ricoprendo il seno con acqua ghiacciata“. Secondo l’estetista, questo metodo assicura un potenziamento del seno fino a 4 pollici (10 cm). Una crescita peraltro molto rapida, assicura. La 35enne sig.ra Khemmikka, dice che il suo seno formoso è la  migliore pubblicità. La tecnica è applicata con successo, dice, nel suo salone di bellezza già da 15 anni. Sei sessioni costano 380 dollari. Sei sessioni di “massaggi” sono il tempo necessario per determinare appunto una crescita di volume di ben 10cm. Tutto senza iniezioni, prodotti chimici o impianti. Ma il business lucroso ha rischiato di fallire, dopo che un cancro al seno si era sviluppato in una cliente. Sconvolta, la sig.ra Khemmikka ha chiesto al ministero della Salute se ci potrebbe essere un collegamento con il suo massaggio. Il Dr Pennappa Sapcharoen, il vice direttore della divisione di medicina tradizionale, le disse che non erano stati condotti studi medici di sorta, ma era incuriosito da questa tecnica. Il ministero ha avviato uno studio di sei mesi su delle volontarie tra i 20 e i 60 anni, e ha trovato che il vigoroso massaggio non ha prodotto nessun tumore mentre ha accertato la “miracolosa” crescita di volume del seno. Il Dr Pennapa considera il rimedio “tradizionale” utile, ma aggiunge che le donne devono alimentarsi di più. Il risultato sarà più grasso ai fianchi e all’addome? Poco male, con il massaggio verrà portato tutto verso il seno. E’ tutto grasso che cola, quindi.

Bullismo: 12enne si lancia dal balcone a Pordenone. Padre: 'Siamo distrutti'

Ha lasciato una lettera per i compagni di classe: "adesso sarete contenti". Ha parlato del suo disagio anche ai soccorritori




"Siamo una famiglia distrutta e ferita da quanto accaduto": lo ha riferito all'ANSA il padre della ragazzina che ha cercato di uccidersi lanciandosi dal secondo piano della palazzina dove abita, a Pordenone, denunciando di essere rimasta vittima di presunti atti di bullismo. "Non intendiamo rilasciare alcuna dichiarazione - ha aggiunto - perché abbiamo affidato la gestione del caso al nostro avvocato. Nostra figlia ha bisogno di serenità e non possiamo permetterci un assalto mediatico. Ha dodici anni e deve stare lontano dai riflettori".
La ragazzina di seconda media, di 12 anni, si era gettata dal secondo piano della propria abitazione restando ferita in modo grave. Prima di lanciarsi nel vuoto, la piccola aveva lasciato due lettere sulla scrivania: una ai genitori, scusandosi per il gesto; l'altra ai compagni di classe, con una frase emblematica, "adesso sarete contenti".
"Oggi dovevo tornare a scuola dopo la malattia, ma io non ce la facevo a rientrare in quella classe. Avevo paura di urlare al mondo i miei timori e così ho deciso di farla finita". E' quanto ha raccontato la dodicenne, da terra, dove era ferita ma lucida dopo essersi lanciata dalla finestra di casa, alla prima persona che l'ha soccorsa, un vicino di casa, il quale lo ha detto all'ANSA.
La ragazzina è finita prima sulla tapparella del piano sottostante, che ne ha frenato la caduta, poi a terra. Rimasta sempre cosciente, la piccola è stata immediatamente soccorsa e ricoverata con prognosi riservata nel reparto di Terapia Intensiva di Pordenone, dove i sanitari le hanno diagnosticato numerose fratture. Per il sospetto interessamento dell'area spinale, si sta ora valutando il trasferimento all'ospedale di Udine. La madre si è accorta della vicenda quando, entrando nella sua camera, non ha trovato la figlia notando la finestra aperta. Allora si è affacciata e l'ha vista nel cortile. Le lettere lasciate sulla scrivania non sono state scritte oggi ma riportano una data della settimana scorsa, probabilmente giovedì.
Polizia indaga sui messaggi e i social network. Procura minori sequestra devices ragazzina 
La Procura per i minorenni di Trieste ha disposto il sequestro dei devices nella disponibilità della ragazzina. Secondo la polizia si tratta di un atto "necessario per poter cercare un collegamento tra le accuse che la dodicenne ha formulato in una lettera di addio e l'eventuale comportamento di qualche coetaneo". Il sequestro di telefonino e apparecchiature informatiche è stato deciso anche perché nell'ultima settimana la ragazzina è rimasta a casa senza andare a scuola e dunque gli unici contatti con amici e compagni potrebbero essere avvenuti unicamente tramite internet o sms. Appena le condizioni della dodicenne lo consentiranno, la Procura per i minori disporrà un'audizione protetta. Solo dopo che avrà circostanziato possibili accuse gli investigatori potranno sentire, con le medesime modalità, eventuali minorenni coinvolti.

Oltre che nella lettera lasciata sulla scrivania, la dodicenne anche nelle prime fasi dei soccorsi, tanto al personale del 118, quanto alla mamma e pure agli agenti della Squadra Volante della Polizia di Stato, che stanno svolgendo le indagini, ha ripetuto il proprio disagio per i difficili rapporti con amici e coetanei della scuola.

Melissa Satta a pranzo da Il Salumaio a Milano con Kevin Prince Boateng e Maddox, a tavola con loro anche Renzo Rosso e la figlia India

Melissa Satta ieri si è concessa un pranzo in famiglia. Da Il Salumaio, ristorante scelto da molti famosi a Milano, in pieno centro, ha gustato pietanze invitanti insieme ai suoi uomini: con l'ex velina 29enne il compagno Kevin Prince Boateng, e il figlioletto Maddox.
Melissa Satta in strada con Kevin Prince Boateng e Maddox dopo aver pranzato al ristorante a Milano
Da Il Salumaio al tavolo con Melissa SattaKevin Prince Boateng e Maddox per il pranzo anche il patron della Diesel, Renzo Rosso, con la figlia India, fino a dicembre l'ultimogenita dell'imprenditore, ora solo 'penultima', da quando è arrivata la pargola numero sette, Sydne. "It has been such a nice lunch today with my friends Prince Boateng and Melissa Satta @melissasatta @prince09_ #milan", ha cinguettato Rosso che sul suo profilo sul social ha mandato online uno scatto con la sua pargola e i Satteng, fatto a fine pranzo.
Chiacchiere e sorrisi per tutti i commensali da Il Salumaio, poi i saluti e via, si torna a casa. Melissa Satta e Kevin Prince Boateng hanno lasciato il locale e con Maddox si sono diretti alla loro auto, parcheggiata vicino al ristorante.
I Satteng tornano all'auto
Stile street casual per la showgirl e modella e il calciatore rossonero 28enne, come pure per il bebè di un anno e nove mesi. Stilosi, sorridenti, in famiglia, i tre hanno mostrato grande feeling, anche davanti all'obiettivo del paparazzo che non li ha mai persi di vista. Melissa e Prince non hanno fatto una piega neppure quando hanno trovato sulla loro macchina ad atenderli una multa per divieto di sosta. Sono saliti a bordo e via.
Renzo Rosso con la figlia India da Il Salumaio con la showgirl e modella, il calciatore e Maddox
Niente pare turbare il momento felice che stanno vivendo. Mely tra moda e tv, può godersi finalmente la quotidianità senza stress, quello causato fino a poco tempo fa dall'essere 'pendolare'. Pure Boateng sembra rigenerato dal ritorno al Milan, con cui domenica sera ha segnato anche il suo primo gol a San Siro contro la Fiorentina.
Tutto è splendido. In serata, poi, la Satta ha fatto le ore piccole, in onda con Tiki Taka.


E' morto Ettore Scola, addio al maestro del cinema italiano


Il grande regista aveva 84 anni. Con i suoi capolavori, da "C'eravamo tanti amati" a "Una giornata particolare" a "La terrazza", ha raccontato l'Italia

Si intitola Ridendo e scherzando il film con cui Ettore Scola ha detto addio al cinema e al suo pubblico. Un documentario con cui le sue figlie, Paola e Silvia, lo hanno restituito nella sua complessità di regista, artista e padre. E ridendo e scherzando il regista, morto oggi all'età di 84 anni nel reparto di cardiochirurgia del Policlinico di Roma, ha attraversato più di cinquant'anni di cinema e storia italiana. Con lui se ne va l'ultimo grande maestro della commedia italiana. Con il suo cinema ha raccontato l'Italia che si riscattava dal fascismo e cercava di dimenticare la guerra, con un linguaggio profondo ma lieve ha saputo tratteggiare tutti i tipi di italiani, dagli intellettuali di sinistra che si davano convegno sulle "terrazze" ai commercianti in competizione sleale, ha dato voce al radiocronista licenziato e mandato al confino perché omosessuale e alla casalinga schiacciata dalla prepotenza del marito fascista, i genitori che passavano la notte davanti alle scuole e i militanti comunisti in crisi di identità e di fedeltà. Una carriera e una vita nel segno dell'impegno civile, politico e sociale che lo portò tra l'altro a far parte del governo ombra del Partito Comunista Italiano, nel 1989, con la delega ai Beni Culturali.

Il Marc'Aurelio e i suoi scarabocchi. Nato a Trevico (Avellino) il 10 maggio 1931, Ettore si trasferì a Roma con la famiglia da bambino. Già quindicenne la sua passione per il disegno iniziata a cinque anni lo portò nella redazione della rivista umoristica Marc'Aurelio dove collaborava un giovane artista, di dieci anni più grande, Federico Fellini. Con quelli che poi lui chiamerà "scarabocchi", vignette, bozzetti che lo accompagneranno sempre, riuscì a trovare il suo spazio in un ambiente di grande fermento culturale. Finito il liceo classico Pio Albertelli il giovane Scola si iscrisse a Giurisprudenza. Ma il suo destino non era nel mondo dei tribunali.
 
Parole, parole, parole e poi il cinema. Fin dagli anni Quaranta Scola collaborò a trasmissioni e varietà per la radio e la neonata televisione, ma già a metà degli anni Cinquanta il cinema finì per prendere il sopravvento prima come sceneggiatore collaborando con Age e Scarpelli, per film come Un americano a Roma (1954), La grande Guerra (1959) e Crimen (1960) e poi con il passaggio dietro la macchina da presa. L'esordio alla regia è del 1964 con il film Se permette parliamo di donnescritto con l'amico Ruggero Maccari e interpretato da Vittorio Gassman, che insieme a Nino Manfredi e Marcello Mastroianni sarà uno degli attori preferiti da Scola.
 
LEGGI I commenti: "Lascia un enorme vuoto nella cultura italiana" 

Il successo con Sordi... in Africa. Il primo vero successo popolare Scola lo ottenne con la commedia amara Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? con Alberto Sordi, Nino Manfredi, Bernard Blier, una critica all'arroganza degli italiani benestanti nei confronti del Terzo Mondo. Il film fu il campione di incassi della stagione '68-'69 e gettò le basi per una collaborazione con Sordi che sarebbe poi durata altri tre film, La più bella serata della mia vita (1972), alcuni episodi del film collettivo I nuovi mostri (1977) e Romanzo di un giovane povero (1995).
 
Negli anni Settanta, "Ci eravamo tanto amati". Con Il commissario Pepe (1969) eDramma della gelosia - Tutti i particolari in cronaca (1970) Scola entrò nel decennio più significativo della sua carriera. Nel 1974 realizzò C'eravamo tanto amati, film che ripercorre trent'anni di storia italiana dal 1945 al 1975 attraverso le vicende di tre amici interpretati da Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Stefano Satta Flores, tutti innamorati di Luciana (Stefania Sandrelli). Il film è un capolavoro che lo consacrò definitivamente tra i grandi del cinema italiano regalandogli anche la fama internazionale con premi al festival di Mosca, il César francese e tre Nastri d'argento e confermando anche il suo successo di pubblico.
 

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Sulla "Terrazza" della sinistra italiana. Nella seconda metà del decennio Scola firmò Brutti, sporchi e cattivi (1976), con cui vinse il premio per la regia a Cannes, una sua personale rivisitazione delle periferie raccontate da Pasolini (che infatti avrebbe dovuto filmare una prefazione ma fu assassinato durante la lavorazione del film). Poi Una giornata particolare (1977) con Sophia Loren e Marcello Mastroianni: sullo sfondo della visita di Adolf Hitler a Roma si consumano poche ore della vita di un radiocronista omosessuale e della sua vicina di casa, una casalinga frustrata madre di sei figli e moglie di un fascista prepotente. Il film valse al regista una delle sue quattro candidature all'Oscar come migliore pellicola straniera e vinse il Golden Globe. Nel 1980 il registagirò La terrazza, amaro bilancio di un gruppo di intellettuali di sinistra in crisi. Un film di cui il regista recentemente ricordava che "fu recensito al di fuori del gruppo di critici cinematografici che solitamente parlavano del mio cinema, perché molti si sentirono convocati da quei temi. Così del film scrissero Scalfari, Tabucchi, Bocca perché parlava della posizione di vari intellettuali di cinema o letteratura scontenti di quello che avevano realizzato nella vita perché probabilmente avrebbero fare di più".
 
Gli anni Ottanta: la famiglia e la nostalgia. Emblema degli anni '80 di Scola è il film La famiglia (1987), commedia che ripercorre 80 anni di storia italiana (1906-1986) con Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli e Fanny Ardant. Accolto con entusiasmo sia dalla critica che dal pubblico, il film ottenne sei David di Donatello, sei Nastri d'Argento e una nomination all'Oscar come miglior film straniero. Il resto degli anni Ottanta furono segnati ancora dalla collaborazione con Marcello Mastroianni e da una certa vena di nostalgia: sia Splendor, dedicato ad una sala cinematografica che sta chiudendo, sia Che ora è?, sulla difficoltà di comunicazione tra un padre (Mastroianni) e un figlio (Troisi), raccontano un mondo che non esiste più.
 
Gli anni della concorrenza sleale. Nel decennio successivo Scola cominciò a rallentare la produzione cinematografica e scelse di chiudere la sua filmografia con due opere: La cena ancora con Gassman, Ardant e Giancarlo Giannini, tutto ambientato in un'unica sera in una trattoria romana dove sono riuniti una quarantina di personaggi rappresentanti della borghesia italiana, e Concorrenza Sleale con Diego Abatantuono e Sergio Castellitto nei ruoli di due negozianti in lotta commerciale nell'Italia scossa dalle leggi razziali.

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Ettore Scola, 83 anni, è stato il protagonista del Festival del Film di Bari, in un teatro Petruzzelli pieno di giovani studenti, reduci dalla visione di "Una giornata particolare", suo capolavoro. Scola, classe 1931, che è anche il presidente del Bif&st, ha raccontato l'arte (e il cuore) del cinema e ha risposto a domande incalzanti e complicate, cercando di svelare dubbi forse senza risposta come: "Che cosa saremmo stati senza il cinema?". La videointervista di Alessandra Vitali.
 
L'epoca berlusconiana e gli ultimi film documentari. Per tutti gli anni in cui Silvio Berlusconi è stato al governo Scola ha detto che non avrebbe più fatto film. Nel 2009, inaugurando una mostra con i suoi "scarabocchi", affermò: "All'inizio ho smesso di fare cinema per colpa di Berlusconi, ma ora lo ringrazio, ho finito con i film. Mi sono trovato altre cose da fare e non ne avrei più il tempo". Negli ultimi anni però Scola aveva invece firmato due documentari: uno dedicato alla sua città d'adozione, Gente di Roma, e un altro al suo grande amico Federico Fellini raccontato a partire proprio da quella fucina culturale del Marc'Aurelio dove lo aveva conosciuto, Che strano chiamarsi Federico. 
 
Ridendo e scherzando. Ettore Scola era sposato con la sceneggiatrice e regista Gigliola Scola. Insieme alle sue due figlie Paola e Silvia aveva presentato a novembre alla Festa di Roma il documentario che raccontava la sua vita e la sua carriera, Ridendo e scherzando. In quell'occasione aveva detto: "Il cinema è un lavoro duro ma si può, ridendo e scherzando, mandare qualche messaggetto, qualche cartolina postale con le proprie osservazione sul mondo. Il cinema è come un faretto che illumina le cose della vita".
 

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